La remissione dei peccati è dono di Dio e scaturisce dalla Sua infinita misericordia. La Fede cattolica professa che per gli uomini peccatori c’è la possibilità di ottenere perdono per i loro peccati.
Parlando della remissione dei peccati, dobbiamo considerare la natura del peccato: Il peccato consiste nell’offesa di Dio Sommo Bene disubbidiendo ai Suoi precetti contenuti nella legge naturale e poi, più perfettamente, nella legge divina.
Essendo quindi il peccato un’offesa di Dio da parte dell’uomo, il potere di rimettere i peccati deve essere riservato unicamente a Dio: “Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?“ (Mc 2,7)
Il Nuovo Testamento ci racconta in diversi episodi come Cristo perdona ai peccatori: Al buon ladrone, pentito dei suoi peccati all’ ultimo momento della sua vita, assicura l’entrata nel Regno dei cieli perdonandogli tutti i suoi peccati. In quanto è la Seconda Persona Divina della Santissima Trinità, Cristo ha il potere di perdonare i peccati. Nonostante ciò, Cristo ha voluto fare partecipare a questo potere degli eletti: Dopo la Sua risurrezione conferì agli Apostoli questo sacro potere dicendo:“Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi” (Gv 20,22-23).
Gli Apostoli non hanno questo potere da sé stessi, dunque, ma lo hanno ricevuto da Dio. Per questo gli Apostoli non rimettono i peccati a nome proprio ma a nome di Dio. Loro hanno conferito i loro poteri ricevuti da Cristo ai loro successori eletti che sono i vescovi con i loro collaboratori, i sacerdoti. I vescovi e sacerdoti, anche oggi, hanno il potere di rimettere i peccati, fondato sulla loro partecipazione eccellente all’opera redentrice divina di Cristo. Auesta opera realizza sempre di nuovo il principio dell’ Incarnazione: Dio si serve degli uomini e del mondo materiale per compiere il Suo piano salvifico.
Dal momento che i vescovi e sacerdoti non sono i padroni assoluti sul loro potere di rimettere i peccati, sono legati a diverse condizioni che sono stabilite dalla legge divina immutabile alla quale la Chiesa si sottemette.
Cristo istituì sette sacramenti: fra di loro i sacramenti del Battesimo, il sacramento della Confessione (o ‘Penitenza’) e parzialmente il sacramento dell’Unzione degli infermi hanno come effetto la remissione dei peccati. Questi sacramenti saranno spiegati da più vicino in un articolo separato.
In questo contesto accenniamo soltanto ad alcuni aspetti di questi tre sacramenti.
Il Battesimo cancella il peccato originale e tutte le altre colpe commesse fino al momento del battesimo; nella confessione il sacerdote ci assolve dai peccati mortali e veniali confessati; l’unzione degli infermi, invece, può in certi casi straordinari avere come uno dei suoi effetti la remissione dei peccati non ancora perdonati.
Bisogna distinguere tra il reatus culpae e il reatus poenae. La colpa consiste nel fatto di avere offeso Dio, non osservando la Sua santa legge. Il reatus poenae significa il danno che è stato causato dal peccato commesso, ossia la conseguenza dannosa del peccato: infatti con il peccato sono lesi sia l’ordine divino che la nostra anima.
Questo danno il peccatore, dopo avere ricevuto il perdono di Dio, lo deve riparare o durante la sua vita terrena o dopo la morte nel Purgatorio.
Per poter capire meglio questa distinzione può essere utile un semplice paragone preso dalla vita quotidiana: Se un ragazzo giocando lancia un pallone verso una finestra e la rompe, evidentemente causa danno. In questa situazione dovrebbe prima scusarsi dal proprietario e poi riparare il danno pagando una nuova finestra.
Applicando questo esempio all’insegnamento sul peccato, possiamo costatare che il peccatore deve chiedere perdono a Dio per i suoi peccati. Ciò avviene nel battesimo e nella confessione ed è sufficiente per sfuggire alle poena damni che porta all’inferno.
Nel battesimo viene pure cancellato il reatus poenae, nel sacramento della confessione, invece, ne viene rimessa soltanto una parte.
Per potere riparare il danno causato dal peccato la Chiesa ci propone la penitenza e, come altro mezzo efficacissimo, le indulgenze: Dal momento che alla Chiesa è stato affidato dal suo divino fondatore Gesù Cristo il tesoro inesauribile della Redenzione da lui compiuta e ulteriormente arricchito dalla vita dei santi, ella ha il potere di distribuire ai suoi membri i frutti di questo tesoro.
Ricordiamo qui che con il Suo Preziosissimo Sangue Cristo ha pagato il prezzo per tutti i peccati dell’umanità: “Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia.” (1 Pietro 1,18-19) Questa frase di san Pietro mostra che per riparare il danno immenso causato dai peccati era necessario il sangue di Cristo. Perciò il peccatore non può riparare il reatus poenae senza ricorrere all’opera redentrice di Cristo.
Rivolgiamoci in fine più concretamente alle indulgenze: l’indulgenza è un mezzo che la Chiesa ci offre per liberarci dal reatus poenae. Si distingue fra l’indulgenza plenaria che elimina tutte le pene e quella parziale che a secondo della disposizione del penitente ne elimina soltanto una parte.
Le condizioni che la Chiesa ha stabilito per l’acquisto dell’ indulgenza sono la confessione, che restituisce al peccatore, se avesse commesso un peccato mortale, lo stato di Grazia; poi la comunione eucaristica; una preghiera nell’intenzione del Sommo Pontefice ed un’opera o un pio esercizio, al quale l’autorità delle Chiesa ha annesso un’indulgenza plenaria o parziale.
Perché l’indulgenza possa essere plenaria, inoltre al compimento di un’opera per la quale è prevista tale indulgenza, è necessario essere liberi da ogni tendenza volontaria verso ogni tipo di peccato, anche quello veniale.
L’indulgenza si può applicare anche in suffragio delle anime del Purgatorio. In questo modo ci è data la possibilità di venire in soccorso ai fratelli defunti che soffrono e hanno bisogno del nostro aiuto. L’indulgenza applicata in suffraggio dei defunti accelera la loro entrata nel Cielo, dove, liberi da ogni peccato, potranno vedere Dio e partecipare alla Sua gloria eterna.
Deo Gratias!