+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.
L’esistenza del Purgatorio come luogo reale è dogma di fede, affermato nei concili di Lione, di Firenze, e di Trento contro le proposte eretiche di una parte dei greci scismatici e contro quelle di Lutero e di Calvino.
La negazione del Purgatorio ritorna nell’epoca moderna con l’atteggiamento che tutti vanno in cielo subito dopo la morte a causa della ‘misericordia di Dio’ – quando per esempio un celebrante dirà ai fedeli durante un funerale di un qualsiasi membro della parrocchia “Adesso è in cielo”.
La verità però è che Dio non è solo misericordioso ma anche Santo e Giusto, per cui ci deve essere un luogo, nelle parole di Dante: “dove l’umano spirito si purga, e di salir al ciel diventa degno.”
San Cesario di Arles dice: “si incontrano cristiani i quali, benché convinti dell’esistenza del Purgatorio dicono con imperdonabile leggerezza: “Non temo il Purgatorio purché mi salvi!” parlano così perché non sanno cosa siano quelle sofferenze”.
Le pene del Purgatorio sono simili a quelle dell’Inferno: consistono nella pena del danno (la pena della perdita di Dio – pur non eterna – che Santa Veronica Giuliani chiama la pena maggiore) e la pena del senso. Queste pene vengono causate dal fuoco, che è il fuoco dell’Inferno. La differenza essenziale tra le sofferenze del Purgatorio e quelle dell’inferno è che le prime finiranno, mentre le seconde non finiranno.
Le pene del Purgatorio non sono simili a quelle di questa terra primo perché il grado più piccolo delle pene del Purgatorio (secondo l’insegnamento di tutti i Padri della Chiesa) supera in intensità qualunque sofferenza della terra, e secondo perché le pene di questa terra per una persona nello stato di grazia sono meritevoli, mentre per un’anima del Purgatorio non lo è.
San Bernardo commenta dopo una visione del Purgatorio: “Noi infelici se non faremo tutta la nostra penitenza sulla terra e ci toccherà un giorno andare a farla in questo fuoco più insopportabile, più tormentoso, più veemente di quanto possiamo immaginare in questa vita”.
La materia che alimenta il fuoco del Purgatorio sono i peccati commessi in questa vita dei quali non si è fatta la dovuta penitenza. L’intensità e la durezza di questa punizione dipende dalla gravità del peccato e il grado nel quale è radicato nell’anima.
Santa Veronica Giuliani, che esperimentava le pene del Purgatorio per un periodo di una, di tre, o di cinque ore a vari momenti della sua vita, parlava di “ore eterne”. Diceva: “Noi mortali non sappiamo che cosa sia il fuoco del Purgatorio. Si chiama così per modo di dire: ma esso è tanto scottante, è tanto penetrante, è tanto potente che in un tratto ti distrugge, annienta e consuma; ha un ardore così grande che in un baleno distruggerebbe il mondo tutto… Pensate che pene e che tormento sia a quelle povere anime! Sono nel fuoco come lo stesso fuoco, sono incorporate in esso, e nelle sue fiamme ardenti bruciano e si consumano senza pietà. La Divina Giustizia fa l’ufficio suo rettissimamente; nessuno può fuggire; ivi si deve stare sino a che sia purgato ogni minimo neo.”
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Proviamo a santificarci per evitare le pene indicibili del Purgatorio (per non parlare di quelle dell’Inferno). A noi dunque la sapienza di approfittare dell’esilio terreno per vivere santamente e per purificarci quaggiù attraverso tutte le difficoltà, le pene ed i disagi che la Divina Provvidenza vorrà inviarci, e la Carità di pregare per i defunti, per liberarli quanto prima dai loro eccessivi dolori.