+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.
La procreazione assieme all’ educazione dei figli è la prima finalità del matrimonio. I genitori hanno, dunque, un dovere grave di fornirli, o se stessi o tramite altri, una educazione sana.
Osserviamo però che la mentalità moderna, concretizzata nelle leggi contemporanee degli stati, nei programmi educativi delle scuole, e ormai largamente estesa tra il popolo, si oppone violentamente ai princìpi sani dell’educazione.
Procediamo esponendo prima lo stato attuale dell’educazione nelle scuole di oggi, e poi i princìpi cattolici che devono determinarla. La nostra breve esposizione ci mostrerà che gli unici modi di educare figli nell’Italia di oggi che sono compatibili sia con la Fede che con i doveri dei genitori, sono lo ‘Homeschooling’ e le scuole parentali.
I L’educazione nelle scuole di oggi
Ora ci sono chiaramente due campi in cui opera l’educazione: il campo scolastico e quello morale, i quali sono divenuti tutti e due campi di battaglia invasi ormai dallo spirito del Mondo, anche nelle scuole che ancora si dicono cattoliche.
Quanto all’educazione scolastica, ci sono due materie che sono maggiormente bersagliate dallo spirito del Mondo: quella della filosofia, e quella della storia. Nella filosofia testimoniamo una tendenza verso l’ateismo, il relativismo, l’umanesimo, l’edonismo ed il comunismo, con l’esaltazione di figure come Charles Darwin, Emanuel Kant, David Hume, e Karl Marx. Nella storia, invece, si testimonia l’ostilità contro Dio, la Chiesa, e la Monarchia, con l’esaltazione di figure come Martin Lutero e di avvenimenti come la Rivoluzione francese.
Quanto all’educazione morale, si insegna nelle scuole di oggi un edonismo tanto superficiale quanto irrazionale. Tale edonismo si manifesta innanzitutto nell’educazione sessuale, introdotta sotto il titolo eufemistico di ‘Affettività e corpo’ o sotto il titolo pseudo-intellettuale del ‘Gender’ (cfr. il libretto ‘Educazione sessuale nelle scuole di oggi’ reperibile su questo sito); si manifesta altrettanto nell’accettazione ufficiale del libertinaggio da parte degli insegnanti, e nella pornografia seminata qua e là nella materia scolastica, ad esempio persino nei libri di grammatica latina.
II I princìpi dell’educazione cattolica
Conviene ai genitori, ai giovani che riflettono di sposarsi, e più generalmente a tutti, inquanto membri di una società invasa dal male, di meditare seriamente sui princìpi dell’educazione cattolica. Questa sezione dell’articolo consisterà principalmente in una sintesi del sermone di Sant’Alfonso (per la domenica settima dopo Pentecoste) attorno alla parola del Signore: ‘Non può l’albero buono dare frutti cattivi, nè l’albero cattivo dar frutti buoni’ (Mt 7.18).
Scrive San Giovanni Crisostomo: ‘Abbiamo un grande deposito: i figli; conserviamolo con grande cura’, e fa notare che normalmente abbiamo maggiore cura degli asini e dei cavalli che non dei figli. Sant’Alfonso osserva: ‘I figli non sono un dono fatto ai genitori, sì che ne possano disporre come vogliono; ma un deposito, che se per loro negligenza si perde, essi dovranno darne conto a Dio’. Origene dice che di tutti i peccati dei figli, i padri ne hanno da render conto nel giorno del loro giudizio. San Paolo scrive persino che: ‘Se uno non pensa ai suoi, e specialmente a quelli di casa, ha rinnegata la fede ed è peggiore di un infedele’ (1 Tim 2.15).
Come elementi essenziali dell’educazione si possono enumerare:
1) la disciplina;
2) l’insegnamento della Fede, della preghiera, e di massime cristiane;
3) l’esempio.
1. La disciplina
‘Allevateli nella disciplina e negli ammonimenti del Signore’ scrive
San Paolo (Ef 6.4), e il Re Salomone ci insegna: ‘Chi risparmia la verga odia il suo figliolo’ (Prv 13.24). ‘Se ami quel figlio’, commenta Sant’Alfonso, ‘riprendilo e castigalo anche colla sferza, se bisogna, quando è già grandetto’. Ammonisce il padre di non batterlo quando sta in collera, perchè allora è facile eccedere, e il figlio penserà che la punizione non sia per emendarlo ma è solo effetto di ira. L’ideale è punirlo levandogli il mangiare, privandogli di una veste, chiudendolo in camera.
Il padre deve impedire ai figli le occasioni di peccare: indagando il portamento dei figli, informandosi dove va quando esce di casa; vietandogli di frequentare compagni cattivi; licenziando serve giovani di casa; proibendo giuochi pericolosi, letteratura cattiva ed oscena, immagini scandalose; proibendo che le figlie parlino da solo a solo con uomini.
Aggiunge santa Teresa d’Avila (Vita c.2): ‘… vorrei caldamente inculcare ai genitori, di fare molta attenzione alle persone che trattano con i loro figliuoli ancora in tenera età, perchè vi può essere gran pericolo, essendo la nostra natura più inclinata al male che al bene’.
Un gran male è l’indulgenza da parte dei genitori che, quando i figli si infangano in cattive amicizie, in risse e bagordi, invece di sgridarli e castigarli, dicono soltanto: ‘Che si ha da fare? Sono giovani, hanno da fare il corso loro.’ Un altro male è semplicemente tacere per non disgustare i figli. Ma di questi comportamenti sarà da rendere un conto rigoroso al giorno del Giudizio.
‘Procurate che sin da fanciulli facciano il buon abito…’ dice santo Alfonso, ‘perchè così poi facilmente le praticherano quando sono grandi.’ ‘Quanto è facile ai figli apprendere il bene quando sono piccoli, tanto poi è difficile’, aggiunge, ‘se hanno appreso il male, ad emendarsi quando sono grandi.’ ‘Il giovanetto, preso che abbia la sua strada, non se ne allontanerà neppure da vecchio’ (Prv 22.6).
2. L’insegnamento
Si legge nella Sacra Scrittura (Eccl 7.25): ‘Istruiscili e piegali alla sottomissione fin dall’infanzia.’ Il primo obbligo dei genitori è quello di istruire i figli nei rudimenti della Fede. Questi si trovano nel Simbolo apostolico: cioè l’esistenza di Dio, Creatore e Signore di tutte le cose; il mistero della Santissima Trinità; il mistero dell’Incarnazione del Verbo divino, Che è il Figlio di Dio ed allo stesso tempo vero Dio, fatto Uomo nel grembo della Madonna; Che patì e morì per la nostra salvezza; Che ci giudicherà e infine ci manderà per sempre o al Paradiso o all’Inferno. Con questo insegnamento i genitori inculcheranno ai figli non solo la Fede ma anche il timor di Dio che li tratterrà dal peccato: ‘Sin dall’infanzia insegnava il timor di Dio, e di asternersi da ogni peccato’ (Tob 1.10). Se i genitori non conoscono queste dottrine, devono mandare i loro figli al catechismo.
Inoltre devono istruirli come pregare il Credo, il Pater noster e l’Ave Maria, cose che ogni cristiano è tenuto a sapere sotto colpa grave; di recitare il Rosario; di fare la preghiera di mattina: ringraziando Dio di averli fatti alzare vivi, offrendoGli tutte le azioni buone della giornata e i patimenti che avranno da soffrire, pregando il Signore e la Madonna di custodirli da ogni peccato; di pregare la sera: esaminando la coscienza e facendo l’atto di pentimento; in più di visitare il Santissimo e fare atti di Fede, Speranza, e Carità. Alcuni padri di famiglia fanno fare ancora in casa ogni giorno la meditazione comune per mezz’ora, aggiunge sant’ Alfonso. I genitori sono tenuti altrettanto di farli confessarsi quando compiono 7 anni, comunicarsi quando ne compiono 10, e cresimarsi quando raggiungono l’uso della ragione.
Le buone massime sono anch’esse un grande aiuto per i figli. La regina Bianca, madre di san Luigi di Francia gli diceva: ‘Figlio, prima vorrei vederti morto fra le mia braccia, che stare in peccato’. Sant’Alfonso aggiunge le massime: ‘Ogni cosa finisce, l’eternità non finisce mai’; ‘Si perda tutto, e non si perda Dio’; e la parola del Vangelo: ‘A che serve avere tutto il mondo, e perdere l’anima?’ Commenta che una di queste massime che si imprime nella mente del figlio lo conserverà sempre in grazia di Dio.
3. L’esempio
‘Frequenta tu i Sacramenti’, ammonisce lo stesso santo, ‘senti le prediche che si fanno, di’ogni giorno il Rosario, non parlare immodesto, non mormorare, fuggi le risse, e vedrai che il tuo figlio si confesserà spesso, sentirà le prediche, reciterà il Rosario, parlerà modesto, non mormorerà, e non farà risse’.
Se i genitori non danno il buon esempio, invece, le loro parole di correzione avranno poco peso presso i figli: gli uomini credono più agli occhi che non alle orecchie. San Tommaso dice che padri che danno un cattivo esempio ai loro figli li obbligano in un certo modo a fare cattiva vita, e san Bernardo li descrive non come padri, bensì come uccisori dei figli. Infatti figli non nascono cattivi ma lo divengono tramite il cattivo esempio dei genitori.
Scrive santa Teresa d’Avila (Vita c. 2): ‘Spesso considero quale grave mancanza commettano quei genitori i quali non procurano in tutti i modi che i loro figli abbiano sempre innanzi agli occhi esempi di virtù. Infatti, sebbene, come dissi, mia madre fosse così virtuosa, giunta che fui all’uso della ragione, poco o nulla di buono appresi da essa; molto male invece imparai da una sua imperfezione’.
*
Come abbiamo fatto notare sopra, la prima finalità del matrimonio è la procreazione e l’educazione dei figli. Essendo il fine ultimo dell’uomo di raggiungere il Paradiso, possiamo dedurre che lo scopo ulteriore dell’ educazione è proprio questo: di formare i figli per il Paradiso: un dovere da parte dei genitori altrettanto pesante che nobile.
Come si possono, dunque, giustificare i genitori a far educare la loro prole in una visione contorta della realtà, ed in una visione pervertita della morale? Quale scuola in Italia rimane ormai a cui si può più affidare? Quale altra scelta responsabile rimane per i genitori che non di educare i loro figli a casa, o nell’ambito delle scuole parentali? Bisogna scegliere sub specie Aeternitatis: si tratta infatti della vita eterna dei figli e pure dei genitori. Quanto ai genitori concludiamo con le parole di sant’Alfonso: ‘… nell’altra vita avrà un grande castigo chi ha educati male i figli, ed avrà un grande premio chi li ha educati bene’.
+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.