+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.
San Giovanni della Croce è dottore della Chiesa, che tra tutti i dottori della Chiesa ha saputo analizzare ed esporre in modo sintetico la vita spirituale dai suoi inizi col combattimento contro il peccato mortale, fino alle vette piu sublimi della mistica. È vissuto in Spagna tra 1542 e 1591, figlio di una famiglia povera, divenuto sacerdote per ubbidienza, ed insieme a santa Teresa d’Avila, responsabile della ripresa del rigore originario dell’ordine carmelitano: un lavoro che gli è costato disprezzo, bastonati, imprigionamento, e flagellazione.
La sua dottrina, espressa in poesia mistica e poi in commentari, che è riconosciuta dalla Chiesa cattolica propria come sua, si può formulare in questo modo: La vita sana dell’uomo consiste nel suo amore per Dio: l’unica cosa necessario in assoluto. Per raggiungere questo amore in modo pieno, occorre una disciplina ascetica costante, sia esteriore che interiore.
Quanto al lato esteriore, scrive (Salita I, 13.3) che la persona “abbia un costante desiderio di imitare Cristo in ogni azione, conformandosi con la propria vita a Lui. Deve meditare su di Lui per saperLo imitare e per potersi comportare in tutte le azioni come Lui si comporterebbe.”
Quanto al lato interiore, la persona deve raccogliere tutte le facolta mentali in Dio: la conoscenza si deve riempire con la Fede; la volontà con la Carita; mentre nell memoria tutti i ricordi si devono sostituire con la speranza; le emozioni si devono sottometere alle cose di Dio; l’immaginazione e la fantasia devono tacere; ed i sensi non devono cercare le proprie soddisfazioni, bensì essere utilizzati solo per compiere i doveri della persona, offrendo a Dio i piaceri che ne possono conseguire, piuttosto che non afferarli in modo egoista a se stessi. In una parola: Amare Dio, e spogliarsi per Dio di tutto ciò che non è Dio. In questa maniera la persona comprenderà tutto alla luce di Dio: riferendo a Lui quanto di vero, di buono, e di bello c’è nelle cose e nelle persone.
Una parte essenziale della vita interiore dell’uomo costituisce naturalmente la preghiera. Per primo c’è la preghiera vocale privata o liturgica, tanto in luogo solitario che in assemblea, davanti ad un quadro, oppure dinanzi a Cristo Crocifisso.
Secondo, c’è la preghiera meditativa che è in genere piu faticosa, perche è attività discorsiva, ovvero un riflettere, un ragionare alla ricerca di “qualche notizia ed amore di Dio” (Salita II, 14. 2). La persona si deve applicare parecchio per acquistare l’abitudine della meditazione, ovvero una certa facilità e piacevolezza a meditare: perciò deve scegliere tempi e luoghi nei quali i sensi e lo spirito sono meno ostacolati nell’elevarsi a Dio.
In terzo luogo c’è la contemplazione “acquisita” a cui conducono la preghiera vocale e la meditazione: ossia quell’attitudine interiore in cui la mente si pone in una conoscenza di Dio indistinta, pacifica, riposante, che suscita in essa diletto, amore, sapienza (Salita II,14.2). Chiaramente più si toglie dall’ambiente terreno con le pratiche di mortificazione (già enumerate), più si può attaccare a Dio nella contemplazione – e, come spiega il santo, quando una si stacca dal creato, si attacca per forza a Dio, in quanto il vuoto di per se stesso non esiste affatto.
Osserviamo che questa dottrina è tutto il contrario dell’ideale dell’uomo di oggi che conosce, vuole, e ricorda solo il mondo puramente naturale e che si lascia condurre dalle emozioni, dalla fantasia, dai sensi e dai piaceri verso tutto ciò che gli possa apparire buono.
Osserviamo altrettanto che questa dottrina, che consiste nell’annichilmento dell’io e della glorificazione di Dio, è tutto il contrario della filosofia moderna con la sua glorificazione dell’io ed con il suo rigetto di Dio.
Per dare un’idea degli scritti di san Giovanni, vogliamo adesso considerare brevemente la prima metà della sua poesia ‘La notte oscura’ che serve come testo da lui commentato nella sua opera ‘Salita del Monte Carmelo.’ Si tratta dell’anima, che in una notte oscura esce da una casa addormentata per una scala segreta, guidata dalla luce del suo cuore per incontrare qualcuno fuori della casa.
Lui spiega che la notte oscura è lo stato di purificazione dell’anima nei sensi e nell’intelletto; la casa è addormentata inquanto l’anima non è più disturbata dagli appetiti; la scala segreta e la luce del cuore sono la fede che è la sua guida verso l’unione a Dio nella contemplazione in questa vita, e nella beatitudine eterna nella prossima.
‘In una notte oscura, con ansie di amore tutta infiammata (o felice ventura!) – uscii, né fui notata, stando già la mia casa addormentata. Nella felice notte segretamente, senza esser veduta, senza nulla vedere, senza altra guida o luce fuor di quella che in cuore mi riluce. Questa mi conduceva, più sicura che il sol del mezzogiorno, laddove mi attendeva Chi ben conoscevo, e dove nessun altro si vedeva…’
Carissimi amici, è la mia speranza che qualcuno, sentendo questi pochi elementi, questi singoli frammenti, dell’armonia celeste della dottrina del santo, si proporrà di metterla in pratica nella vita. La vita è breve e ci aspetta l’eternità. Passiamo dunque questi nostri brevi anni sulla terra solo preparandoci per raggiungere quel grado di gloria e di beatitudine che Dio ci apparecchia da sempre.
San Giovanni della Croce ci insegna di dare ‘tutto per Tutto’: di dare tutto il finito, il passeggiero, e transitorio di questo mondo per ricevere l’Infinito, l’Immutabile, e l’Eterno del cielo: di dare tutta la nostra vita a Lui, per ricevere da Lui tutta la Sua vita divina: all gloria del Suo Santo Nome e per la nostra eterna felicità. Amen.