+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.
“Il regno di Dio è simile ad un Re che volle regolare i suoi conti con i suoi servitori…” Il Re, secondo i padri della Chiesa, è nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo; i servitori sono le intelligenze create, ovvero gli angeli e gli uomini.
“… si è presentato davanti a Lui un servitore che gli doveva 10 mille talenti, e poiché non aveva niente da pagare, il Re ordinò che si vendesse lui, con la sua moglie e suoi figli, e tutto i suoi beni, affinchè il debito fosse pagato.” Ora, il servitore è il peccatore caricato del debito immenso del peccato che si è contratto, e che non potrà mai pagare con le proprie forze; la sua moglie è la concupiscenza; i suoi figli sono le sue azioni colpevoli nati dal consenso della volontà alla concupiscenza; i suoi beni sono il suo corpo e la sua anima, che saranno consegnati assieme al tormento.
“… il servitore, gettandosi ai suoi piedi lo supplicava , dicendo: ‘Dammi del tempo e ti pagherò tutto.’ Allora il maestro di questo servitore, avendone misericordia, lo lasciò andare e gli remise il debito.” Il peccatore dunque cade in ginocchio in ispirito di pentimento e di umiltà e chiede la mitigazione della sentenza, ed il Signore gli perdona tutto il debito.
“… Il servitore invece, incontrando un suo debitore che gli chiede la stessa mitigazione per un debito, però, molto inferiore, lo prende alla gola, e, mettendosi a strangolarlo, gliela rifiuta e lo consegna alla prigione, fin quando non venga pagato tutto il debito.” L’azione di afferrare l’altro servitore significa conservare nell’anima il ricordo delle sue offese; strangolarlo significa non ascoltare la sua giustificazione; consegnarlo in prigione è non perdonarlo ma augurargli l’Inferno.
“… Gli altri servitori che sono rimasti male racconteranno tutto al maestro. Il maestro fà convocare il servitore, gli rimprovera che non ha avuto misericordia del suo compagno come il maestro ne ha avuto di lui, e lo consegna agli esecutori della giustizia, fin quando tutto non fosse pagato.” Gli altri servitori sono gli angeli che mantengono l’ordine della giustizia nell’universo. L’azione del maestro nel convocare il servitore significa la sua convocazone davanti a Dio alla morte, che esce in un giudizio definitivo e senza appello. Il maestro che è misericordioso rispetto al pentimento e l’umiltà, si mostra implacabile rispetto all’ingratitudine e l’odio. La sua sentenza viene accettata dal peccatore in silenzio, poiché all’ultimo giudizio non si può più scusarsi. Viene consegnato agli esecutori della giustizia che sono i demòni dell’Inferno e ci rimarrà fin quando non venga pagato tutto: ovvero per tutto l’eternità, perchè nell’Inferno non c’è più redenzione.
Dunque carissimi fedeli, bisogna meditare queste cose con attenzione: 10,000 talenti sono il nostro debito con il Signore che abbiamo incorso tramite il peccato. Il Signore ce l’ha cancellato molte volte. 10 centesimi è il debito dovuto a noi dal fratello che ci ha offeso. Questo debito bisogna cancellarlo, avendo misericordia di lui come Dio l’ha avuta per noi. Altrimenti come possiamo pregare: ‘Rimetti a noi i nostri debiti come noi rimettiamo ai nostri debitori’?
E se non lo facciamo, cosa ci attende? ‘Un giudizio senza misericordia per chi non ha avuto misericordia’ ci insegna san Giacomo; e chi augurerà l’Inferno ad un altro deve attendere l’Inferno per se stesso, come la giusta ricompensa della sua malvagità. “E così sarà il Signore il Padre Celeste nei vostri confronti se ciascuno di voi non perdonate il suo fratello dal cuore.”
Siamo quindi misericordiosi. Così non solo evitiamo il peccato, ma anche riceveremo grandi beni spirituali. San Giovanni Crisostomo scrive: ‘Le offese dei vostri nemici, benignemente sopportate, vi procureranno un gran numero di beni: la remissione dei peccati, la pace, la liberazione dalla tristezza. Se qualcuno ti ruba le tue riccheze, rendetene grazie, e avrai tesori infiniti; se preghi per chi ti ha fatto torto, diverrai simile al Salvatore. Tu dai poco e riceverai grandi beni. Come mai vuoi che a te si renda giustizia? come mai disputare e domandare questo e quello – affinché Dio non ti rimetta niente? Piuttosto soffrire tutto da parte di tutti, e non desiderare altro che il Signore Stesso per la tua ricompensa.’
Deo Gratias!