+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen
Con la conversione (la prima, o anche la seconda) viene spesso un gran desiderio della perfezione. Il convertito si precipita nella lettura della vita dei santi, nella preghiera, sopratutto vocale, volendo ad ogni costo precipitarsi subito, catapultarsi per così dire, verso la santità con tutte le forze dell’anima.
La via della santificazione, però, è lenta: è organica come ogni tipo di sviluppo attraverso il tempo ed ogni tipo di progresso. Come scrive il cardinal Gasparri nel suo catechismo: ‘una piantina non può divenire un albero nello spazio di una notte; un’alta montagna non si può scalare in pochi minuti’. Ci vuole tempo, e bisogna ricordarsi che questa vita non è come il volo di un catapulto, bensì un cammino verso una meta: un cammino, una via, una strada, un viaggio, un impegno in cui tutto conta per l’eternità, in cui ogni passo, sprofondandosi costantamente nell’eternità, si guadagna un significato eterno.
La precipitazione ci ruba la pace dell’anima, spesso comporta con sè l’impazienza e la frustrazione alle cadute inevitabili (anche per coloro pieni di buona volontà) e non è sovrannaturale. La motivazione e l’atteggiamento che ci devono accompagnare sulla via della perfezione sono piuttosto quelli della speranza, tramite cui vediamo tutto alla luce della Fede e ci affidiamo a Dio, la forza, il coraggio, la pazienza, la perseveranza, il portare la croce. La via della perfezione è una sfida: abbiamo il coraggio di accettarla e di abbracciarla con calma: perché Dio lo vuole, e se ci mettiamo la nostra buona volontà, Egli ci aiuterà a raggiungere la meta di questa via che è Lui Stesso: la nostra eterna beatitudine.
Man mano che avanziamo sulla via di perfezione, una crescente carità si manifesterà tanto nella preghiera quanto in tutte le azione che compiamo.
La preghiera si semplifica: la preghiera vocale, come del santo rosario, si mantiene, ma si ci aggiunge la preghiera mentale: la meditazione o la contemplazione. A coloro che iniziano la pratica della preghiera mentale viene raccomandato trovare uno spazio quottidiano di 20-30 o almeno 10 minuti per essa.
La meditazione si fà idealmente su un brano del vangelo, caratteristicamente sul Signore Stesso, leggendolo lentamente, assaporandone il contenuto, e lasciandoci eventualmente anche toccare o commuovere da esso. La contemplazione, invece, comincia con uno slancio del cuore verso Dio, o presente nel tabernacolo in chiesa o nello spirito a casa ad esempio, ed un atto di unione spirituale con Lui. Ne segue un tempo di unione consapevole a Lui.
Di fatti caratteristica della vita di coloro che pregano in questo modo contemplativo è ‘la pratica della presenza di Dio’. E’ vero che Dio è presente dapertutto, ma è presente nell’anima dei giusti in modo speciale. Sant’ Agostino dice che Egli è più vicino a noi che noi non siamo a noi stessi. La pratica della presenza di Dio è la consapevolezza di questa Sua presenza. La pratica comincia con uno sforzo regolare per poi divenire automatica. La beata Elisabetta della santa Trinità scrive: ‘il mio cuore è sempre con Lui: car mon coeur est toujours avec Lui.’
Abbiamo detto che una maggiore carità si manifesta nell’azione di colui che tende alla perfezione. Infatti questa carità comincia ad estendersi in tutte le sue azioni: il compimento di tutti i doveri dello stato di vita: del lavoro, della famiglia, verso i dipendenti, verso il prossimo, dove il soggetto prova ad essere perfetto in tutto, per amore di Dio. Questo si fà con la pratica di tutte le virtù: con la carità si prova ad essere amichevoli a tutti; con la pazienza ad accettare tutte le difficoltà con perfetta rassegnazione; con la moderazione regolando le passioni: la rabbia, la paura, la tristezza, l’affetto disordinato.
+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen