In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.
‘Osservate i gigli del campo come crescono: non lavorano né filano, ma vi dico che neppure Salomone in tutta la sua gloria fu mai vestito come uno di essi. Se dunque Dio veste così l’erba del campo che oggi è e domani sarà gettata nel forno, quanto di più farà per voi, gente di poca fede?’ – quanto di più farà per noi perché infatti vagliamo più di essi, essendo più belli nel possesso di un’anima immortale: non destinati ad essere buttati nel forno all’indomani come essi, nel fuoco eterno dell’Inferno, ma ad entrare nel Paradiso, per conoscere ed amare Dio colla nostra anima immortale e per essere felici con Lui per sempre. In breve allora, se Dio cura così i gigli del campo che, come tutti gli spendori di questo modo quaggiù, appassiscono, passano e periscono, quanto di più si occuperà dei Suoi figli immortali che siamo noi.
‘Non vi affannate dunque’, dice il Signore, o, in molti altri brani: ‘non abbiate paura.’ Non vuole che noi dubitiamo ed esitiamo ‘come un’onda nel mare instabile e senza sostanza’ nella parola di san Giacomo; non vuole che siamo come san Pietro che sta sul mare e dubita, e comincia ad affondare. Vuole piuttosto che abbiamo la fiducia e la pace del cuore, mentre il demonio vuole il contrario. Lui è per così dire il mercante degli affanni, della paura, dei dubbi, dell’ansia, e dell’orrore senza volto e senza nome, che cerca di riempire i nostri cuori e le nostre menti di questi per farci dimenticare Dio e per spingerci verso la sfiducia verso Dio e verso la disperazione.Ma noi dobbiamo rigettare la paura ed agire secondo la nostra intelligenza e la nostra fede, perché ‘la paura infatti non è altro che rinunzia agli aiuti della ragione’ (Sapienza 17.11). Bisogna essere ragionevoli, realisti, e maestri delle nostre emozioni; bisogna sapere che le cose e gli avvenimenti di questo mondo non esistono per tormentarci o per farci paura, ma per prepararci alla vita eterna. Le difficoltà, le incertezze, e le sofferenze non sono altro che prove per purificarci: affinché possiamo essere uniti a Lui in terra nella speranza, e in Cielo nella Visione, una volta purificati dalle nostre imperfezioni; sono prove per farci crescere nella virtù: nella pazienza, nella perseveranza, nella rassegnazione, nel rinunzio, e nell’umiltà.
‘Perché avete paura, uomini di poca fede?’ chiede nostro Signore Benedetto, quando i discepoli Lo svegliono durante la tempesta sul mare. Le parole significano che non c’è nessun motivo per cristiani di aver paura, anche se, come in questo brano, la tempesta è così violenta che la barca della nostra vita viene travolta dalle onde ed il Signore non ci sembra far niente. Perché il Signore è con noi ‘in tribulatione’, ossia tramite la fede, ed anche tramite la Divina Grazia, se siamo nello stato di Grazia. La vita quaggiù non è una bonaccia, ma spesso una tempesta. La tranquillità è il Cielo che è quel porto al di là del mare vasto ed inquiete di questo mondo: là ci riposeremo; qua lottiamo, qua viaggiamo verso il riposo.
E dunque noi, che il Signore chiama ‘uomini di poca fede’ dobbiamo crescere nella fede: dobbiamo vedere le prove e tutte le cose di questa terra alla luce radiante della fede, e dobbiamo avere fiducia: faccendo ciò che possiamo, pregando con fervore, e lasciando il resto a Lui senza preoccuparcene. ‘Getta sul Signore il tuo affanno, ed Egli ti darà sostegno (salmo 54); ‘Manifesta al Signore la tua via, confida in Lui, ed Egli compirà l’opera… sottometteti al Signore e preghi Lui’ (salmo 36).
In una parola, bisogna mettere Dio al centro della nostra vita e delle nostre azioni, vedendo tutto alla Sua luce. Bisogna in questo modo ‘cercare anzitutto il Regno di Dio e la Sua giustizia, e tutte queste cose ci saranno date in più’: il nostro benessere terreno, la pace in questa vita e la felicità nella prossima. Amen.
In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.