Dice Tertulliano che subito quando la Verità è entrata nel mondo, fu attaccata. Ciò viene espresso dalle Feste che immediatamente seguono la Festa del santo Natale. Il giorno dopo celebriamo la Festa del primo martire santo Stefano; poi quella di san Giovanni evangelista, venerato pure come martire in virtù della prova subita nell’oleo bollente che senza un miracolo gli avrebbe tolto la vita; poi il massacro dei santi Innocenti, seguito dal martirio di san Tommaso à Becket.
All’occasione della Presentazione del Signore nel Tempio, vengono profetizzate sofferenze imminenti per la Sacra Famiglia: il Signore viene descritto dal profeta Simeone come “un segno che sarà contraddetto” e alla Madonna viene detto che “una spada trafiggerà il cuore”.
I santi Padri intendono il termine “segno” in primo luogo rispetto alla nascita miracolosa del Signore, assieme a tutti i miracoli e misteri della Sua vita, morte, e risurrezione; lo intendono in secondo luogo rispetto alla Croce: il segno e simbolo fra tutti i segni e simboli che hanno mai esistito in questo mondo; lo intendono in terzo luogo rispetto al Signore Stesso, che come Immagine del Dio Invisibile è un segno, si può dire, ancor più eloquente e potente della stessa Croce.
Quando san Simeone predice che il segno sarà contraddetto, significa che i miracoli ed i misteri della Fede, cioè in una parola la Fede stessa, sarà contraddetta, contestata, storta, e rigettata; significa che la Croce (che rappresenta la morte di Dio per salvare l’uomo – se l’uomo si umilia davanti ad essa ed unisce le sue sofferenze a quelle del Signore) – che la Croce sarà disprezzata e ripudiata; significa in fine che il Signore Stesso, immagine del Dio invisibile, sarà posto come “il bersaglio delle frecce, nelle parole del profeta Geremia: posuit me quasi signum ad sagittam: sarà attaccato, schernito, ed odiato.
Alla luce delle profezie di san Simeone, l’offerta del Signore nel Tempio assume un senso ancor più solenne di quello puramente legale. “Verrà il giorno”, commenta san Bernardo, “nel quale questa vittima non sarà offerta nel Tempio né tra le braccia di Simeone; bensì fuori della città tra le braccia della croce. Verrà il giorno nel quale non sarà riscattata dal sangue altrui, bensì con il proprio Sangue riscatterà gli altri: perché il Padre Lo inviò per la redenzione del Suo popolo.” In quel giorno, il giorno del sacrificio vespertino, l’anima della Madonna sarà trafitta da una spada, vedendo la Passione e la Morte del suo Figlio, Che lei ama più della propria vita.
Dice sant’Alfonso che siamo su questa terra per lavorare e per soffrire. Sappiamo anche che se vogliamo seguire il Signore, bisogna soffrire. Ma questa sofferenza non è da vedere come negativa, bensì come qualcosa da offrire a Lui, da unire alle Sue sofferenze, per unirci a Lui nella Sua pena, per partecipare (anche modestamente) alla redenzione del mondo.
Il Signore Si è offerto nel Tempio e in croce; Si è offerto a Dio Padre in ogni momento della vita terrena, come si offre a Lui eternamente nel mistero della santissima Trinità. La Madonna L’ha offerto a Dio Padre in modo formale nel Tempio e quando stava accanto alla croce sul monte Calvario. Noi dobbiamo offrire la nostra sofferenza a Lui: anzi dobbiamo offrire noi stessi completamente a Lui nel santo sacrificio della Messa, in tutta la nostra vita, accogliendo interamente nella nostra vita la Fede, la Croce, e nostro Signore Gesù Cristo Stesso, a Cui sia ogni onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.