In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen
Per questa lettura ci appoggiamo sul libro “Le tre vie della vita interiore” parte 2a, di padre Reginald Garrigou-Lagrange OP.
Nello stato dei principianti, v’è un amor di Dio proporzionato: i principianti veramente generosi amano il Signore con un santo timore del peccato che fa loro fuggire il peccato mortale, ed anche il peccato veniale deliberato, con la mortificazione dei sensi e delle passioni disordinate, o delle concupiscenze della carne, di quella degli occhi e dell’orgoglio. A questo segno può riconoscersi che v’è in essi il principio di un amore profondo di volontà.
Molti, tuttavia, trascurano praticamente la mortificazione, che sarebbe assai necessaria, e sono simili ad un individuo che pretendesse incominciare l’ascensione di una montagna a mezza costa e non già dai piedi della montagna stessa. Salgono allora con l’immaginazione, ma non in realtà; saltano a pie’ pari ogni tappa; ma il loro primo entusiasmo si estinguerà ben presto come un fuoco di paglia. Crederanno di conoscere le cose spirituali e se ne distaccheranno dopo averle appena sfiorate. È quello che accade purtroppo assai spesso!
Se, invece, il principiante è generoso, se, senza voler precorrere la grazia e praticare indipendentemente dall’obbedienza una mortificazione eccessiva ispirata da un segreto orgoglio, vuole veramente progredire, non è raro che riceva, come ricompensa, consolazioni sensibili nella preghiera o nello studio delle cose divine. Il Signore vuole in tal modo conquistare la sua sensibilità perché egli vive ancora soprattutto di questa. La grazia detta sensibile perché ha la sua ripercussione sulla sensibilità, distoglie allora questa dalle cose pericolose e l’attira verso Nostro Signore e la Sua Madre Santissima. In quei momenti, il principiante generoso ama già Dio con tutto il cuore, ma non ancora «con tutta l’anima e con tutte le forze, né con tutto il suo spirito». Gli autori spirituali parlano spesso di questo latte della consolazione che viene allora somministrato.
Lo stesso San Paolo dice (1 Cor 3, 2): «Non è già come ad uomini spirituali che ho potuto parlarvi, ma come ad uomini carnali, come a fanciullini in Cristo. Vi ho dato a bere del latte; non vi ho dato nutrimento solido, perché non ne eravate capaci».
Ma che avviene allora generalmente? Quasi tutti i principianti, ricevendo queste consolazioni sensibili, se ne compiacciono troppo, come se fossero non già un mezzo, ma un fine. Cadono allora in una specie di golosità spirituale accompagnata da precipitazione e da curiosità nello studio delle cose divine, da orgoglio incosciente, che li porta a voler parlare di queste cose come se già fossero maestri. Allora – dice San Giovanni della Croce – riappariscono i sette vizi capitali, non più sotto la loro forma volgare, ma a riguardo delle cose spirituali. Sono altrettanti ostacoli alla vera e soda pietà.
E quale ne sarà la conseguenza? Secondo la logica della vita spirituale, sarà necessaria una seconda conversione, quella descritta da San Giovanni della Croce sotto il nome di purificazione passiva dei sensi «comune alla maggior parte dei principianti», per introdurli nella via illuminativa dei proficienti, dove Dio nutre l’anima con la contemplazione infusa».
Questa purificazione si manifesta con una aridità sensibile prolungata, nella quale il principiante viene spogliato dalle consolazioni sensibili, nelle quali troppo si compiaceva. Se in questa aridità vi è un vivo desiderio di Dio, del Suo regno in noi e il timore di offenderLo, è questo un segno che si tratta di una purificazione divina. E lo è ancora di più se a questo vivo desiderio di Dio si aggiunge la difficoltà di fare nell’orazione mentale considerazioni molteplici e ragionate, e l’inclinazione a rimirare semplicemente il Signore con amore. È questo il terzo segno che palesa come sta compiendosi la seconda conversione e che l’anima è elevata verso una forma di vita superiore che è quella della vita illuminativa o dei proficienti.
Se l’anima sopporta bene questa purificazione, la sua sensibilità si sottomette ognora più allo spirito. Non è raro, allora, che abbia da respingere generosamente tentazioni contro la castità e la pazienza, virtù che hanno la loro sede nella sensibilità e che si fortificano in questa lotta.
Durante questa crisi, il Signore, per così dire, lavora l’anima; scava assai più profondamente il solco da lui tracciato al momento della giustificazione o prima conversione. Estirpa le radici cattive, vale a dire i resti del peccato, «reliquias peccati». Mostra la vanità delle cose del mondo, della ricerca degli onori e delle dignità. Incomincia a poco a poco una vita nuova, come nell’ordine naturale quando un bambino diventa adolescente.
Ma questa crisi viene sopportata più o meno bene. Molti non vi si conducono con sufficiente generosità e possono divenire dei ritardatari. Altri seguono docilmente l’ispirazione divina e divengono dei proficienti.
In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.