Se chiedi per caso ad uno storico di raccontarti le cause delle guerre del secolo scorso, lui ti darà delle spiegazioni lunghe e complesse sulla situazione politica e sociologica dell’Europa di allora e rintraccerà questa situazione indietro fino alle sue radici nel passato. Ti parlerà dei grandi personaggi responsabili per gli avvenimenti principali di quelle vaste e tenebrose tragedie.
Ma la vera causa non rientra nelle sue competenze, neanche nelle sue comprensioni, perché la vera causa di queste guerre, anzi di ogni cosa che c’è, è Dio: “omnia quaecumque voluit fecit”: Egli fa tutto ciò che vuole: ogni cosa che c’è è secondo la Sua volontà: o perché Egli lo vuole, o perché Egli lo permette. La sofferenza Egli non la vuole, bensì la permette per un bene più grande. Secondo sant’Agostino la sofferenza è la punizione del peccato, o il mio o quello di altri. Questo vale sia per l’individuo, sia per una moltitudine di persone come nella guerra.
La guerra è dunque la punizione per il peccato, il castigo di Dio per peccati gravissimi, e questa verità viene chiaramente espressa nelle pagine dell’Antico Testamento dove il popolo di Israele subisce le guerre ogni volta che si allontana da Dio. Questa verità viene espressa altrettanto nelle parole di Nostra Signora di Fatima che, quando parla delle guerre del secolo scorso, le dichiarò come la “punizione dei peccati”: ossia per i peccati contro i tre primi Comandamenti che sono l’idolatria, la bestemmia, e la mancanza di santificare le feste.
Tanti milioni di persone ferite, tante uccise, soldati nelle primizie della loro gioventù, cittadini, bambini innocenti, anziani; tante afflizioni, traumi, e tormenti di individui, famiglie, città, nazioni, solo perché l’uomo non voleva adorare né onorare Dio, sia in privato che in pubblico.
Quando dunque qualcuno dice “sono un pò stanco, non ho voglia oggi, tutta la settimana lavoro, domenica farò qualcosa per me”, si ricordi che l’assistenza alla Santa Messa domenicale è un dovere che ci obbliga sub gravi – o in altre parole, la mancanza alla Santa Messa domenicale e alle Sante Messe di precetto, senza motivo adeguato come la malattia, è un peccato mortale.
Abbiamo visto inoltre che questo peccato non ha solo una dimensione individuale, bensì anche una dimensione sociale tale che, con altri peccati immediatamente contro di Dio, è causa dei castighi delle nazioni.
Quando invece un anziano dice “in tutta la mia vita non sono mai mancato alla Santa Messa domenicale – o forse solo una volta quando ero in ospedale”; quando qualcuno parla così, dobbiamo riconoscere che questo è l’atteggiamento giusto che occorre ammirare ed imitare, ma soprattutto riconoscere semplicemente come nostro dovere. Se non abbiamo voglia, non c’entra; andiamo comunque nello spirito di fede, di fiducia, di obbedienza, docilità, ed umiltà.
Dio non ci chiede nulla che non sia giusto, che non sia per il nostro bene: Ricordati di santificare il giorno del sabato: Ricordati – spiega il Catechismo di Trento – perché alla Santa Messa settimanale occorre, per così dire, rendere conto a Dio per la nostra settimana, per il nostro lavoro; Ricordati perché ci saranno tentazioni negli spettacoli e nei giochi da sviarci dal culto e dalla pietà dovuti a Dio.
Il Signore Dio ci comanda di “onorare le feste” o “santificare il sabato” (una parola che significa “cessare”), cioè col riposo dal lavoro e col culto della Religione. Questo terzo Comandamento stabilisce l’espressione esterna e pubblica della adorazione e dell’onore di Dio che vengono comandati in generale nel primo e secondo Comandamento.
L’uomo non è solo spirito bensì anche corpo; non è solo individuo bensì anche membro della Chiesa e dunque deve onorare ed adorare Dio non solo in modo interno, interiore, e privato, ma anche in modo esterno e pubblico.
L’adorazione e l’onore di Dio, nel modo giusto, sono doveri dell’uomo: Perché Dio ha creato l’uomo e a lui ha dato tutto ciò che ha e che è; perché Dio è morto per lui e lo ha redento, e vuole dare tutto a lui, cioè Sé stesso; affinché l’uomo possa essere felice con Lui e riposare in Lui quaggiù, ed in Cielo per tutta l’eternità.
Ma c’è ancora un’ altra cosa: se nostro Signore Gesù Cristo + il Cui Nome sia sempre benedetto, non fosse già stato crocifisso, ma venisse crocifisso domenica prossima in un posto distante di sette minuti, sette ore, o anche sette giorni dalla mia casa, dopo aver bevuto un calice di sofferenze di quantità, profondità, e di intensità da superare assolutamente ogni intelligenza umana, e questo per me, solo per me; andrei o non andrei? Sospirerei e forse direi “non so”? E un protestante, un musulmano, un buddista se avesse la grazia di riconoscere i suoi errori, di capire chi è il Signore e ciò che è la Crocifissione e la Passione di Nostro Signore, non vi andrebbe? E un uomo di buona volontà qualsiasi forse non vi andrebbe anche lui? Carissimi amici, e chi non vi andrebbe se non un uomo completamente privo di buon senso?
E se qualcuno dicesse: “Se vuoi, io posso organizzare che Nostro Signore Gesù Cristo Stesso + venga a te esattamente come era durante la Sua vita terrena. Egli verrà ed io dirò: Ecco! Ecco davanti ai tuoi occhi, uomo povero e misero, degno di niente, degno solo della morte, Ecco il tuo Signore e tuo Dio!” ed Egli entrerà poi nella tua anima e si unirà a te a causa del Suo grande amore per te, e per nessun merito tuo, affinché tu possa essere con Lui e sentire la dolcezza ineffabile della Sua presenza; affinché Egli possa colmare la tua anima con grazie divine e vivere in te con la Sua propria vita divina, Cosa direi? direi forse di no?
Perché, carissimi fedeli, la Santa Messa domenicale ed ogni Santa Messa, non è solo il culto di Dio dovuto dall’uomo, bensì la Crocifissione del Signore, l’unico Sacrificio del Calvario, è l’unione nella Santa Comunione a Nostro Signore Gesù Cristo Stesso: Corpo, Sangue, Anima e Divinità.
Quindi, quando il Re mi invita alle nozze del Suo Figlio, e mi dice: “Ho preparato il banchetto e ciò che tu mangerai è stato ucciso…”, non venga mai detto che io non volessi venire. E se un giorno capitasse che io debba essere presente senza la veste nuziale, ossia senza lo stato di grazia ma in uno stato di peccato mortale, che io non acceda mai a quella santissima tavola…
Amen.