La salvezza degli Ebrei

1. La dottrina perenne

Dio ha scelto Israele come il Suo popolo di predilezione: da quel popolo si voleva incarnare; presso quel popolo voleva stabilire il Suo Regno sulla terra e poi in Cielo per sempre. A questo fine strinse un patto con loro: creò una comunità – la sinagoga; un sacerdozio con un sacrificio di animali; la Fede nel Messia venturo; ed un mezzo per entrare nel Suo Regno che era la circoncisione.

Quando invece il Suo popolo diletto Lo rigettò, strinse un nuovo patto con gli uomini, che costituì una sostituzione ed un perfezionamento del patto antico. La sinagoga divenne la Chiesa; il sacerdozio con il sacrificio degli animali divenne il Suo proprio sacerdozio eterno con il sacrificio del Suo corpo in croce; la Fede nel Messia venturo divenne la Fede nel Messia venuto; e la circoncisione divenne il battesimo.

San Paolo descrive questo cambiamento chiaramente nella sua Lettera agli ebrei (VII-X) parlando della legge antica come ‘debole ed inutile’ (VII 18); dicendo del patto antico che ‘ciò che è fatto antico ed è invecchiato e vicino a scomparire’(VIII 13) e che il Signore ‘annulla quel di prima perché rimanga in piede il secondo punto’(X 9). Similmente descrive il tabernacolo anteriore come ‘figura’(IX 9); i componenti del sacrificio anteriore ‘simulacri’ (IX 23); e la legge antica ‘ombra’ (X 1).

Papa Pio XII, riferendosi a questi brani, scrive nell’enciclica Mystici Corporis (§ 205 ss.): ‘In croce morì la legge antica, che presto doveva essere sepellita e mortifera, per dar luogo alla nuova alleanza di cui Cristo aveva scelto gli Apostoli come ministri idonei’. Nella santa Messa dice il sacerdote alla consecrazione del vino Sanguinis mei novi et aeterni testamenti. Non c’è dubbio dunque che solo il nuovo testamento, il testamento nel Sangue del Signore, sia salvifice. Similmente Il prefazio del Santissimo Sacramento proclama: ‘Qui (Christus),remotis carnalium victimarum inanibus umbris, Corpus et Sanguinem suum nobis in sacrificum commendavit…’; ed il passaggio del Regno di Dio dagli ebrei alla Chiesa viene chiaramente espressa nella parabola dei vignaiuoli ribelli ‘…Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato ad un popolo che la farà fruttificare’(Mt XXI 43).

Evidentemente il patto antico, l’alleanza antica, la legge antica, il vecchio testamento, non è più efficace, anzi non esiste più: è stato sostituito dal nuovo che solo ormai ha il potere di salvare gli uomini.

La Chiesa insegna infallibilmente che Extra Ecclesiam nulla salus (Concilium Laterenense IV): che il battesimo e la Fede sono necessari alla salvezza. Ma gli ebrei non sono membra della Chiesa, non hanno né il battesimo né la Fede cattolica. Prima di Cristo avevano la circoncisione che serviva da porta al Regno di Dio ed avevano la Fede nel Messia venturo che era una Fede salvatrice perché indirizzata verso nostro Signore Gesù Cristo; ma con la sostituzione del vecchio patto dal nuovo, la circonsione fu sostituito dal battesimo, e la Fede nel Messia venturo non aveva più nostro Signore come oggetto e fu quindi vanificata e privata del suo valore.

La Fede nel Messia era salvatrice solo come Fede in nostro Signore: per quello Lui è venuto manifestarSi agli ebrei (Mt XV 24), e ha comandato ai Suoi apostoli di evangelizzare gli ebrei anche dopo la Resurrezione (Lc.XXIV 47, Atti I 8). E perché l’avrebbe fatto se il patto antico fosse sempre valido?

Ciò significa che il popolo di Israele sia stato definitivamente rigettato? Scrive san Paolo (Rm XI 1): ‘Io dico dunque: “Forseché Iddio ha rigettato il Suo popolo?”, e risponde nel negativo, in quanto ‘i doni e la vocazione di Dio non son cose che soggiacciano a pentimento’ (Rm XI 29): cioè in quanto la grazia e la vocazione di Israele sono irrevocabili. La vocazione di Israele è irrevocabile, però, non nel senso che il patto antico sia sempre valido, bensì nel senso che ciò che fu offerto a loro tramite il patto antico, ossia la salvezza, è sempre offerto a loro da Dio, anche se tramite un patto nuovo.

La porta di salvezza, dunque, gli è sempre aperta – o individualmente o collettivamente alla fine dei tempi (Rm XI 25-7). La stessa dottrina si può esprimere in termini di un Israele spirituale: La vocazione di un Israele spirituale, l’Israele che crede in nostro Gesù Cristo, è irrevocabile; l’Israele carnale, invece, che si ostina ancor oggi a rifiutare Gesù, ‘è stato reciso dall’ulivo fruttifero per la sua incredulità’ (Rm XI 17).

2. La dottrina moderna

Un certo Lazare Landau scrive: ‘Nell’inverno del 1962, i dirigenti ebrei ricevevano in segreto, nel sottosuolo della sinagoga di Strasburgo, un inviato del papa… il padre domenicano Yves Congar, incaricato da Bea e Roncalli di chiederci, ciò che ci aspettavamo dalla Chiesa cattolica, alla vigilia del Concilio… la nostra completa riabilitazione, fu la risposta…’ (cfr. Itinéraires 1990 n.22 p.1-20, e la biografia di Nahum Goldmann, Staatsman ohne Staat p.378, vide Sì si no no, 31. gennaio 2016).

Quali cambiamenti si trovano nell’atteggiamento ufficiale della Chiesa verso gli Ebrei susseguentemente all’anno 1962? Nel documento conciliare sugli ebrei Nostra Aetate (4.6) viene detto: ‘Gli ebrei in grazia dei padri rimangono ancora carissimi a Dio i cui doni sono senza pentimento’. Questa frase, tolta dal suo contesto, suggerisce prima facie che il patto antico sia sempre in vigore. Lo stesso viene insinuato dal Novus Ordo Missae nelle preghiere del Venerdì santo: «Preghiamo per gli ebrei: il signore Dio Nostro, che li scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la Sua Parola, li aiuti a progredire sempre nell’amore del Suo nome e nella fedeltà alla Sua alleanza». Similmente papa Giovanni Paolo II nella sinagoga di Magonza nel 1980 parlava dell’ ‘Antica Alleanza mai revocata’, affermazione ripresa nel Nuovo Catechismo del 1993 (n.121); mentre la Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo del dicembre 2015 ne fa un passo ulteriore, prendendo come titolo del documento: ‘Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili’.

Riguardo alla dottrina nuova nel suo senso prima facie, bisogna dire che non corrisponde al dogma cattolico sulla salvezza né, più precisamente, alla dottrina cattolica sugli ebrei, secondo il magistero costante ed universale della santa Madre Chiesa.

La Chiesa in sintesi

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen

I.   LE QUATTRO NOTE

Ora, vi sono quattro ‘note’ o qualità che appartengono essenzialmente alla Chiesa di Cristo, che la distingue da tutte le altre comunità cristiane, e queste sono la sua Unità, Santità, Cattolicità, ed Apostolicità – come professiamo nel credo: credo in unam sanctam, catholicam, et apostolicam Ecclesiam.

UNA

La Chiesa è una in un doppio senso: È una nel senso che ella è unica: unica in quanto non vi sono altre chiese al di fuori della Chiesa cattolica. Le istituzioni che vengono chiamate “La chiesa protestante” e “ortodossa”, o “le Chiese protestanti” e “ortodosse” non sono in verità chiese, ma delle comunità di persone non sottomesse al papa, che professano, fino ad un certo grado, gli articoli della Fede cattolica.

La Chiesa è una anche nel senso che costituisce un’ unità in se, un’unità triplice, secondo la quale tutti i suoi membri professano la stessa Fede, partecipano agli stessi sacramenti, e sono sottomessi allo stesso papa. L’unità è fondata sul papa: la roccia che è Pietro, il capo visibile della Chiesa. Senza questo fondamento la Chiesa sarebbe una semplice somma di diverse parti (per esempio le parrocchie), tra le quali non vi sarebbe nessun vincolo di comunione.

SANTA

In quale senso la Chiesa è santa? È santa nel suo Capo invisibile Che è Cristo e nella sua anima Che è lo Spirito Santo. È santa nelle sue origini del costato aperto del Cristo morente in croce; è santa nel possesso di tutti i mezzi di santificazione, cioè la dottrina e i sacramenti; è santa nel suo fine: la glorificazione di Dio mediante la santificazione degli uomini. È altrettanto santa nella Fede, nella Speranza, e nella Carità soprannaturale dei suoi membri.

La proposizione che la Chiesa sia peccante, ecclesia peccatrix, è pura eresia. I fedeli che hanno commesso peccato mortale fanno ancora parte della Chiesa, ma non sul livello morale – cioè con i loro peccati – e dunque non rendono la Chiesa peccatrice. Fanno parto della Chiesa piuttosto 1) sul livello corporeo, ossia con i loro corpi, e 2) sul livello sovrannaturale – in virtù della loro Fede, Speranza, del loro Battesimo e delle grazie che possono possedere.

CATTOLICA

Dire che la Chiesa è cattolica significa che forma una totalità. La parola proviene dal greco holos – tutto. Questa totalità può essere intesa in diversi modi: riguardo alla totalità delle Verità ed alla totalità dei mezzi della salvezza che la Chiesa possiede; riguardo al comandamento del Signore di andare in tutto il mondo per annunziare il Vangelo a tutti gli uomini e per battezzarli tutti; come anche riguardo alla donazione totale di se stesso alla quale il Signore ci chiama: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze, e con tutta la tua mente.

APOSTOLICA

La Chiesa è apostolica secondo le sue origini, particolarmente tramite l’apostolo san Pietro con il suo primato d’autorità e l’apostolo san Paolo con il suo primato dell’evangelizazzione; è apostolica secondo la sua dottrina che proviene dagli Apostoli ed anche secondo la successione apostolica, in quanto l’ordinazione sacerdotale ed episcopale provengono in una catena ininterrotta da san Pietro.
Osserviamo che i protestanti non hanno né la dottrina degli Apostoli, né la successione apostolica; gli ortodossi hanno la dottrina degli Apostoli (più o meno) e la successione apostolica, ma ne manca la legittimità.

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La Chiesa di Cristo è dunque la Chiesa che è una, santa, cattolica, ed apostolica.

Concludiamo con due concetti importanti che riguardano la Chiesa: il primo è quello del Corpo Mistico.

II.   IL CORPO MISTICO DI CRISTO

Pio XII, nella sua enciclica “Mystici Corporis”, insegna che la descrizione della Chiesa come Corpo mistico di Cristo è la descrizione la più adatta di essa. L’elemento corporeo e visibile di questo corpo è la comunità dei fedeli che professano la stessa fede, ricevono gli stessi sacramenti, e che sono sottomessi alla stessa autorità. L’elemento spirituale ed invisibile, invece, si trova nel suo fine, (cioè la glorificazione di Dio mediante la santificazione e la beatitudine eterna degli uomini), altrettanto nella verità, nella grazia, e nel suo capo invisibile che è Cristo e nel suo principio vitale interiore che è lo Spirito Santo.

III.   EXTRA ECCLESIAM NON EST SALUS

Guardiamo finalmente il dogma che al di fuori della Chiesa non vi è salvezza: Extra ecclesiam non est salus. Questa dottrina si riferisce a colui che colpevolmente è al di fuori della Chiesa e che l’ha respinta.

Colui, d’altra parte, che senza propria colpa non fa parte della Chiesa, non avendone mai sentito parlare ad esempio, ma tuttavia vivendo secondo la sua coscienza, può essere salvato. La sua salvezza ne conseguirà non immediatamente, però, come conseguenza immediata di una buona vita, ma mediatamente: tramite la Fede e la Grazia che vengono esclusivamente dalla Chiesa e che sono necessarie per la salvezza. San Tommaso d’Aquino argomenta che Iddio illuminerà la persona che vive secondo la sua coscienza, inviandole un predicatore o un angelo ad esempio per illuminarla sufficientemente per credere, e per portarlo al battesimo, almeno in desiderio.

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Carissimi fedeli, bisogna conoscere la Chiesa nella sua vera identità: come una, santa, Cattolica, ed apostolica, il Corpo mistico di Cristo, e l’unico mezzo di salvezza. Non è il nostro compito di inventare una nuova Fede a riguardo, seguendo la corrente di moda di una perversa generazione, o provando a far piacere a tutti. Il nostro compito piuttosto è di accettare in tutta umiltà cio’ che la stessa Chiesa ci insegna su se stessa da due mille anni. Bisogna essere fieri e profondamente grati di professare questa Fede e di essere membri della Chiesa cattolica, che è quella barca che sola sopravivrà l’inondazione, quella barca che solo contiene tutto cio’ è necessario per attraversare il mare amaro e pericoloso di questo mondo, e che solo ci puo’ portare, sotto la protezione della Stella Maris, la Beatissima e sempre Vergine Maria, al littore della Patria celeste. Amen.

Le quattro note della Chiesa

Catechesi.co

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Il simbolo niceno-costantinopolitano professa dogmaticamente ed infallibilmente: Credo unam, sanctam, catholicam, et apostolicam Ecclesiam. Il Santo Uffizio sotto il beato Pio IX dichiara a riguardo nell’anno 1864: “La vera Chiesa di Cristo è determinata e definita nella sua essenza sulla divina autorità mediante il segno quadruplo che professiamo nel Credo come oggetto della Fede.” Questo segno quadruplo viene definito in termini di quattro ‘note’, ossia caratteri visibili, della Chiesa, cioè: Unità, Santità, Cattolicità, ed Apostolicità. Un’analisi delle note (soprattutto della prima) ci mostrerà in seguito che nessun altra sedicente chiesa può pretendere di essere la vera Chiesa di Gesù Cristo.
Cominciamo esponendo la sua unità.

L’Unità della Chiesa

1. L’Unità come nota della Chiesa

Il simbolo professa l’unità come prima nota della Chiesa: “Credo unam… ecclesiam”. Ci chiediamo inanzitutto in quale senso la Chiesa è una.

Il Concilio Vaticano I dichiara (S.4, Pastor Aeternus): “Affinché la moltitudine universale dei fedeli rimanesse conservata nell’unità della fede e della comunione [il Signore] ha posto San Pietro come capo degli altri apostoli ed istituì in lui il principio perpetuo ed il fondamento invisibile della doppia unità”.

Vediamo qui che la Chiesa è una in due sensi, che c’è una doppia unità: l’unità della Fede e l’unità della communione.

L’unità della Fede consiste nel fatto che tutti i membri della Chiesa aderiscono alle verità della Fede proposte a loro dal magistero perenne della Chiesa: che le credano internamente (almeno in modo implicito) e le professino esternamente.

L’unità della comunione invece consiste nell’unità di governo: in primo luogo la sottomissione di tutti i membri della Chiesa all’autorità dei vescovi e del Papa, ed in secondo luogo l’unità di culto che assicura il collegamento tra di loro dei membri della Chiesa tramite i sacramenti.

Il Papa è il principio ed il fondamento di questa doppia unità. Come Sommo Docente garantisce l’unità della Fede; come Sommo Pastore garantisce l’unità di comunione.

L’unità della Chiesa viene espressa dalle parole del Signore Stesso. Lui esige l’unità della Fede quando dà il mandato agli apostoli di evangelizzare tutte le nazioni, e comanda che tutti gli uomini accettino la Fede incondizionatamente (alla fine del vangelo di San Matteo e di San Marco). Egli esige l’unità della comunione quando prega al Padre per l’unità degli apostoli e dei futuri fedeli: (Gv.17.20) “Non prego solo per questi ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in Me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in Me ed io in Te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che Tu Mi hai mandato.”

Ribadiamo a questo punto che l’unità di cui si tratta qui fa parte dell’unità di comunione propria alla Chiesa cattolica: la sottomissione di governo e l’unità di culto. Non si tratta dell’unità che unisce tutti i cristiani di tutte le confessioni – il loro denominatore comune più basso, come vedremo più avanti.

San Paolo rappresenta l’unità della Chiesa colle immagini di una casa e di un corpo umano, ed accenna alla sua doppia unità nelle seguenti parole: “Un solo corpo ed un solo Spirito… un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio, padre di tutti…” (Ef.4.4-6).

San Paolo aggiunge un aspetto morale all’unità di comunione: “Vi esorto… a comportavi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine, e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace.” (Ef.4.1-3)

Lo stesso Apostolo ammonisce contro i due mali che distruggono l’unità della Chiesa: l’eresia che distrugge l’unità della Fede e lo scisma che distrugge l’unità della comunione.

Ammonisce contro l’eresia con la parola: “Dopo una o due ammonizioni sta’ lontano da chi è fazioso” (Tit.3.10), ed ammonisce contro lo scisma con la parola (I Cor. 1.10) : “Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo ad essere tutti unanimi nel parlare perché non vi siano divisioni tra di voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di intenti.”

La prima nota della vera Chiesa di Cristo è la sua unità, dunque. Vediamo che questa unità è, sia interna che esterna: in quanto presta alla Chiesa cattolica da un lato la sua integrità, e dall’altro lato la distingue da tutte le altre sedicenti “chiese”. Sì può esprimere l’unità, sia interna che esterna, dicendo che la Chiesa cattolica è allo stesso tempo una ed unica.

2. La nota di unità come criterio di cattolicità

Poiché questa prima nota, la nota dell’unità, è allo stesso tempo così precisa e larga nell’ambito, viene tipicamente applicata, anche senza le altre note, come unico criterio per determinare la cattolicità di una data comunità o persona. In questo contesto si parla piuttosto di un’unità triplice: ossia l’unità di Fede, di governo, e di culto (di cui le due ultime costituiscono insieme, come abbiamo già detto, l’unità di comunione) .

Ora, la nota dell’unità la possiede solo la Chiesa cattolica. Non la possiede la “chiesa ortodossa” e nemmeno la possiede la “chiesa protestante”, né qualsiasi chiesa che si presenta come una delle “chiese ortodosse” o “protestanti”, né qualsivoglia altra chiesa. Non la possiede alcun’altra sedicente chiesa in quanto nessuna di loro possiede insieme l’unità della Fede e l’unità di comunione – che comprende, come abbiamo già spiegato, l’unità di governo (cioè la sottomissione al Papa ed ai vescovi) e l’unità di culto (cioè i sette sacramenti); nessuna di loro possiede il principio ed il fondamento di questa doppia unità che è il papato. Anzi, tutte queste “chiese” sono caratterizzate piuttosto dalla loro divisione in piccoli gruppi innumerevoli: le sétte protestanti e le chiese autocefale ortodosse.

Difatti poiché nessun’altra chiesa ha le caratteristiche della vera Chiesa, è più accurato chiamarle “comunità religiose” e non chiese affatto. Chiamarle “chiese” sostiene la tesi che siano tutte mezzi di salvezza sullo stesso livello della Chiesa cattolica. Questa, però, è un’eresia condannata dal beato Pio IX nell’enciclica Quanto conficiamur moerere e nel Sillabo (n.18).

Nessuna ‘chiesa’ oltre alla Chiesa cattolica possiede la nota dell’unità, dunque. Non è vero neanche che ci sia una chiesa più grande della Chiesa Cattolica che si chiama “la Chiesa di Cristo” che consiste di tutte le confessioni insieme. Poichè anche a questa chiesa mancherebbe la nota dell’unità: non ci sarebbe l’unità di Fede, né di comunione (cioè quanto al governo e al culto), né il principio e fondamento dell’unità che è il Papa. Questo è l’errore a cui abbiamo già accennato, di ispirazione modernista. La sola unità che avrebbe questa chiesa sarebbe l’unità del denominatore più basso di tutte le confessioni: l’unità dei loro “articoli fondamentali” secondo la teologia protestante, ma questa è inconciliabile coll’ unica vera Fede.

*

Preghiamo che tutte le comunità religiose degli scismatici ed eretici tornino all’unione dell’una ed unica Chiesa, la vera Chiesa di Cristo, che è la Chiesa Cattolica. Ringraziamo il Signore che ci ha chiamati a far parte di essa alla gloria del Suo Santissimo Nome e alla salvezza delle nostre anime. Amen.

La Santità della Chiesa

Guardiamo prima la santità della Chiesa e poi il rapporto tra essa ed i suoi membri peccatori.

1. La Santità come nota della Chiesa

La Santità della Chiesa viene espressa in sintesi dall’apostolo Paolo nella sua lettera agli Efesini (5.25-7): “Cristo ha amato la Sua Chiesa e ha dato Sé Stesso per Lei, per renderLa santa, purificandoLa per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la Sua Chiesa, tutta gloriosa, senza macchia, né ruga, o alcunché di simile, ma santa ed immacolata.”

San Pio X spiega nel suo Catechismo: “La Chiesa è santa perché santi sono stati Gesù Cristo, suo Capo invisibile, e lo Spirito Santo che La vivifica; perché in Lei sono santi la dottrina, il Sacrificio, ed i sacramenti; e tutti sono chiamati a santificarsi: e perché molti realmente furono santi, e sono, e saranno”.

Si può esporre questa dottrina sistematicamente nel modo seguente: la Chiesa Cattolica è santa in primo luogo nel suo rapporto con Dio, ed in secondo luogo nel suo fine, i suoi mezzi, ed i suoi frutti.

1) E’ santa nel suo rapporto con Dio poiché è stata fondata da nostro Signore Gesù Cristo Stesso e Ne costituisce il Corpo Mistico, di cui Lui è Capo Invisibile e lo Spirito Santo principio di vita e santificazione;

2) E’ santa nel suo fine che è cioè la gloria di Dio e la santificazione degli uomini;

3) E’ santa nei mezzi con cui ella raggiunge questo fine, che sono cioè le dottrine del Signore: notevolmente gli articoli della Fede, i dieci comandamenti, ed i consigli evangelici; il culto di Dio, sopratutto il santo sacrificio della Messa, e poi i sette sacramenti, i sacramentali, e la preghiera liturgica; le leggi della Chiesa, gli ordini, le congregazioni, e gli istituti; i carismi e le Grazie dello Spirito Santo.

4) E’ santa nei suoi frutti, ossia nella santità dei suoi membri: nel loro possesso dello stato di Grazia, oppure della santità eroica che a nessuna epoca della Chiesa è mai mancata.

La santità della Chiesa come nota, o caratteristica visibile, della Chiesa è chiaramente ristretta alla sua santità visibile, cioè ai punti (3) e (4): la santità dei suoi mezzi e dei suoi frutti in quanto si tratta della santità eroica dei suoi membri.

2. La Santità ed il Peccato

Qual’ è il rapporto tra la santa Chiesa e i peccatori? La Chiesa proclama contro gli errori di Novaziano, Martin Lutero, ed altri, che un cattolico non cessa di essere membro della Chiesa in virtù del peccato mortale (se non lo scisma, l’eresia, o l’apostasia): piuttosto rimane membro della Chiesa come un ramo morto di un albero, fin quando tutti gli ammonimenti siano risultati inutili, cioé fino alla morte. Nostro Signore Gesù Cristo illustra questa dottrina con la parabola della zizzania, della rete che contiene pesci buoni e cattivi, e quella delle vergini prudenti e sciocche.

Ma come può essere santa la Chiesa cattolica se i suoi membri (tranne la Madonna) non lo sono, o non lo sono perfettamente? La risposta è la seguente: la Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo: come tale possiede un aspetto sia fisico sia spirituale. I membri della Chiesa appartengono alla parte fisica della Chiesa in virtù dei loro corpi; appartengono alla parte spirituale della Chiesa in virtù della Grazia: quella del loro battesimo e degli altri sacramenti che hanno ricevuto; quella delle virtù teologali della Fede, Speranza, e Carità; quella del proprio grado di santità.

Appartengono alla parte spirituale della Chiesa in virtù della Grazia dunque, non in virtù della loro condotta morale: delle loro azioni buone, ma anche cattive. Per questo i loro peccati non si attaccano alla Chiesa e non intaccano la santità di Ella.

La Chiesa cattolica è santa. Questo è dogma, cosicché chiamarla ‘peccatrice’ è eresia. I nemici della Chiesa, che la considerano un fenomeno meramente terreno ed una società prettamente umana, le hanno sempre negato la santità.

Perciò osserviamo con allarme misto con indignazione alcuni prelati accennare che la Chiesa sia imperfetta o responsabile di determinati mali, o chiedere perdono al Mondo per i peccati pretesi o putativi della Chiesa. Ci ricordiamo della parola di papa Pio XII a conte Enrico Galeazzi: “Sento intorno a me dei novatori che vogliono …procurare [alla Chiesa] il rimorso per il suo passato storico .”

Qualunque senso cattolico si possa attribuire a questa iniziativa di chiedere perdono per il passato, bisogna dire che è perlomeno umiliante per la Santa Madre Chiesa, ed inoltre imprudente e fuorviante, poiché suggerisce che:

1) la Chiesa sia peccatrice;
2) la Chiesa nella sua realtà transtemporale sia responsabile dei peccati passati dei suoi membri;
3) la Chiesa si sia formalmente impegnata per periodi considerevoli di tempo in attività peccaminose come, secondo i sostenitori di questa tesi, l’Inquisizione e le Crociate;
4) il Mondo a cui si scuserebbe sia un soggetto transtemporale come la stessa Chiesa.

Tutto questo è falso:

1) la Chiesa non è peccatrice, come abbiamo spiegato sopra;
2) la Chiesa nella sua realtà transtemporale è santa, e dunque non responsabile dei mali passati dei suoi membri;
3) la Chiesa non si è impegnata in attività peccaminose, come compiace ai suoi nemici di presentare l’Inquisizione e le Crociate tra l’altro. Queste attività erano buone, anche se talvolta l’occasione di peccati gravi (ma peccati non voluti dalla gerarchia). Sarebbe un peccato proteggere i cristiani dagli attacchi di ‘Isis’?
4) il Mondo non è un soggetto transtemporale, ma consiste solo nell’insieme di tutti i non-cattolici che vivano ad un determinato momento di tempo: dunque non ha senso scusarsi con persone che non sono state offese.

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Il nostro compito quaggiù è di santificarci, per aumentare, fin quanto possiamo, la Santità della Chiesa, affinché si perfezioni sempre di più ed il Mondo sempre di più si illumini: per la salvezza delle anime e la Gloria di Dio. Amen.

La Cattolicità della Chiesa

La parola ‘cattolico’ viene dal greco kath’holon che significa intero o universale. Si parla della ‘cattolicità’ della Chiesa principalmente in base della sua triplice universalità: spaziale, temporale, e dottrinale. Ciò viene espresso dal mandato del Signore (Mt. 28.20): ‘Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comnadato. Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla consumazione dei secoli.’ Osserviamo qua le parole: tutte le nazioni, tutto ciò che vi ho mandato, tutti i giorni.

La Chiesa è universale spazialmente nel senso che è presente in ‘tutte le nazioni’ ed in ‘tutto il mondo’ (secondo l’espressione parallela di San Marco), ma anche in Purgatorio ed in Cielo (che sono anche loro spazialmente estesi). Questa estensione si può intendere anche in modo sociale, abbracciando tutti gli uomini nel seno della Carità: ‘l’ebreo ed il greco, lo schiavo, il libero, il maschio e la femmina’ (Gal. 3.28).

Ella è universale temporalmente in quanto inizia col sacrificio di Abele e perdurerà fino alla fine dei tempi, e poi eternamente in Cielo.

E’ universale dottrinalmente in quanto, secondo la parola del Signore, lo Spirito Santo, lo Spirito della Verità (Gv. 14.25): ‘vi insegnerà ogni cosa’. San Cirillo di Gerusalemme nelle sue catechesi dice a riguardo che la Chiesa è chiamata cattolica ‘perché insegna tutti i dogmi di cui è utile che gli uomini vengano a conoscenza.’

Si possono distinguere due altri modi particolari in cui la Chiesa è universale, cioè un modo spirituale ed un modo morale.

Lo è spiritualmente in quanto possiede tutti i mezzi della santificazione: soprattutto i sette sacramenti, ma anche, tra l’altro, le sette virtù ed i sette doni dello Spirito Santo, di cui il numero sette significa la totalità. Un sacramento che gode dell’universalità in particolar modo è la santa Eucarestia. Ciò viene celebrata dapertutto nel mondo e lo sarà fino ai fini dei tempi, possiede in sé la fonte di ogni santità, ed elargisce su tutti gli uomini i frutti gloriosi della Morte del Signore.

La Chiesa è universale moralmente in quanto mira alla perfezione: la perfezione della Carità che è la santità: in quanto ha come iscopo che gli uomini amino Iddio con tutto il cuore, con tutta la mente, tutta l’anima, e tutte le forze; che si diano interamente a Lui Che si è dato interamente a loro.

Le sedicenti ‘chiese’ protestanti invece non possiedono l’universalità in alcuno di questi modi: né spazialmente perché non sono estese nel mondo intero; né temporalmente perché esistono solo da qualche secolo; né dottrinalmente poiché si caratterizzano essenzialmente dalla loro negazione di parti della dottrina cattolica; né spiritualmente poiché non possiedono tutti i sette sacramenti; né moralmente poiché, in quanto non possiedono tutti i mezzi di santificazione, non possono raggiungere la santità. Di fatti non pretendono neanche al titolo della cattolicità denominandosi piuttosto o dai loro fondatori, o dalla loro dottrina, o dal luogo che li aveva visti a nascere: così i luterani, i calvinisti, gli anglicani, i metodisti, i quaccheri, i fratelli moravi dimostrano col loro nome la loro origine puramente umana .

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Lo scopo della vita umana non è di fare come ci piace purché evitiamo l’Inferno, bensì di conoscere la Verità intera, approfittare di tutti i mezzi nel nostro potere per santificarci, perfezionarci, e darci interamente a Dio. Questa è la vita cattolica proposta della santa Madre Chiesa a tutti gli uomini in tutti i luoghi del mondo e a tutti i tempi: per accogliere secondo la nostra intera capacità già sulla terra, e poi in modo perfetto, stabile, e definitivo nel Cielo, Colui Che è il Tutto e l’Infinito, la Santissima ed Indivisa Trinità. Amen.

L’Apostolicità della Chiesa

La Santa Chiesa Cattolica è apostolica in tre modi: nelle sue origini, nella sua dottrina, e nella sua successione.

La Chiesa è apostolica:
1.) nelle sue origini in quanto la Chiesa risale agli apostoli;
2.) nella sua dottrina in quanto la Chiesa ha sempre conservato la dottrina a lei trasmessa dagli apostoli;
3.) nella sua successione in quanto tutti i vescovi sono successori degli Apostoli in una catena interrotta per via dell’ordinazione e della consacrazione.

Osserviamo che la Chiesa è apostolica nelle sue origini proprio a causa della sua dottrina e della sua successione apostolica.

San Tommaso fa notare che l’apostolicità della Chiea viene espressa dai dodici basamenti delle mura della Città Santa di Gerusalemme, sopra i quali sono scritti i dodici nomi degli Apostoli (Apocalisse 21.14). Lui spiega che, dopo Cristo, i dodici Apostoli costituiscono il fondamento della Chiesa ed il principio della sua stabilità.

Guardiamo adesso più da vicino i tre modi in cui la Chiesa è apostolica.

1. La Chiesa è apostolica nelle sue origini

La Chiesa è apostolica nelle sue origini in quanto nostro Signore Gesù Cristo trasmise agli Apostoli gli uffici di insegnare, reggere, e di santificare, ed in quanto costituì San Pietro Sommo Docente e Pastore della Chiesa. E’ apostolica altrettanto in quanto Lui intese che questi uffici, con i poteri che ad essi corrispondono, fossero trasmessi ai loro successori, affinché la Chiesa potesse sussistere in modo stabile attraverso i secoli. San Girolamo dice: “La vera Chiesa è colei che fu diffusa dagli Apostoli e che esiste fino ad oggi.”

Le altre sedicenti ‘chiese’ non furono diffuse dagli Apostoli, bensì dagli eretici come Martin Lutero, Enrico VIII, e Calvino. Disse San Franceso di Sales ad un ministro protestante: “Il vostro protestantesimo è ben lungi dall’essere apostolico: è meno vecchio dei nostri formaggi.” La chiesa ortodossa non risale agli apostoli in modo pieno perché, essendo privo dell’ufficio petrino (del Papa) non è la stessa chiesa che fu diffusa dagli Apostoli.

2. La Chiesa è apostolica nella sua dottrina

Il motivo fondamentale per l’aposticilità della dottrina della Chiesa è la sua immutabilità. La dottrina della Chiesa consiste nella Rivelazione (‘il deposito della Fede’) che è contenuta sia nella Sacra Scrittura sia nella Tradizione Orale, che sono le due fonti della Fede. Questo è l’insegnamento del Concilio di Trento ribadito nel Concilio Vaticano I. La Tradizione Orale consiste soprattutto nelle dottrine del Signore agli Apostoli che non furono scritte tra loro, bensì tramandate ai cristiani oralmente ed in modo tale che li obbligasse: “State saldi, fratelli, e mantenete le tradizioni che avete appreso, così dalla nostra parola come dalla nostra lettera” dice San Paolo (Tess. 2.2.14).

Esempi delle dottrine che sono contenute nella Tradizione Orale ma non nella Sacra Scrittura sono che ci sono sette Sacramenti; che si deve santificare la domenica; e che i bambini sono da battezzare. I protestanti che pretendono che la Sacra Scrittura sia l’unica fonte della Fede (ed assieme a loro i Modernisti che vogliono avvicinare la Chiesa cattolica al protestantesimo per motivi a loro meglio conosciuti) non hanno nessun motivo tra l’altro per giustificare la loro pratica di santificare la domenica. La Tradizione Orale fu conclusa alla morte dell’ultimo Apostolo, cioè San Giovanni Evangelista.

3. La Chiesa è apostolica nella sua successione

L’autorità con cui il Signore ha rivestito gli apostoli e che voleva che fosse trasmessa ai loro successori è duplice: un’autorità di ordine e un’autorità di giurisdizione. Il primo è il potere del vescovo di ordinare sacerdoti e vescovi; il secondo è il potere di partecipare al governo della Chiesa. Per esercitare il potere di giurisdizione occorre il mandato apostolico del Papa.

I cristiani ortodossi, strappandosi dall’Una, Santa, Cattolica, ed Apostolica Chiesa nell’anno 1054, persero la piena successione apostolica. I loro vescovi hanno il potere di ordine: ordinano vescovi e sacerdoti validamente, ma non legittimamente. Non hanno il potere di giurisdizione poiché non hanno ricevuto il mandato di reggere la Chiesa Cattolica da parte del Papa.

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La santificazione dell’uomo, il suo unico compito su questa terra, è possibile, è stato possibile, e lo sarà sempre possibile solo tramite l’una, santa, cattolica, ed apostolica Chiesa. Ella sola possiede tutti i mezzi necessari per questo fine: l’intero ed immutabile corpo di dottrina e tutti i sette sacramenti: che formano insieme quella barca grande ed invincibile, capace di contenere e di portare in Cielo attraverso il mare turbulento di questo mondo l’intera umanità, per adorare lassù, in compagnia di tutti gli angeli ed arcangeli nella Chiesa trionfante, il fine ultimo di tutte le cose: Dio Trino ed Uno: la Santissima ed Increata Trinità. Amen.