+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen
Tre mezzi essenziali per lottare contro il demonio sono:
1. Condurre una buona vita cristiana;
2. Palesare i suoi disegni;
3. Disprezzarlo.
1. Condurre una buona vita cristiana
San Paolo, dando consigli ai cristiani per intraprendere la battaglia spirituale contro i demòni (Ef 6, I Tess 5) parla della Sacra Scrittura, della Fede, Speranza, e Carità. Questi passi si intendono della vita di virtù in genere, ma guardiamo brevemente come li interpretano in particolare due maestri della vita spirituale: san Giovanni Cassiano e sant’Antonio del Deserto.
a) San Giovanni Cassiano
San Giovanni Cassiano scrive (Colazioni VII 5) che la Fede è il nostro ‘scudo’, in quanto può difenderci dalle ‘frecce infuocate della libidine e spegnerle con la paura del giudizio futuro e con la fiducia nel Regno dei cieli’(Ef 6.16).
Il ‘torace della Carità’, invece (I Tess 5.8), è ‘ciò che rinchiude e protegge i nostri organi vitali, e riceve i colpi mortiferi della tentazione, ne repelle l’impatto, ed impedisce alle armi del demonio di trafiggere il nostro intimo. La Carità supporta ogni cosa, crede ogni cosa, sostiene ogni cosa (I Cor 13.7)’.
Citando la parola di san Paolo ‘Per una casca, la speranza di salvezza (I Tess 5.8)’, il Santo dice: ‘Una casca è un protezione per il capo, ed il capo è Cristo. Bisogna fortificarlo contro ogni tentazione, con la speranza nel bene futuro come con una casca impenetrabile; in particolare bisogna conservare quella Fede illesa ed integra. Se perdiamo qualsiasi altro membro, possiamo essere impediti, ma possiamo sempre sopravvivere; senza testa, invece, nessuno è in grado di restare in vita’.
Citando la frase ‘la spada dello Spirito – che è la Parola di Dio – ’(Ef 6.17) lo stesso santo la riferisce alla spada a doppio taglio che raggiunge la divisione dell’anima e dello spirito (Ebr 4.12), e spiega che questa Parola divide e dissecca tutto ciò che trova in noi di terreno o di carnale.
b) Sant’Antonio del Deserto
Sant’ Antonio del Deserto (Vita sancti Antonii c.30) illustra i passi di san Paolo nel modo seguente: ‘Grande arma contro di loro è la vita giusta e la fede in Dio. Essi temono il digiuno degli asceti, le veglie, la preghiera, la mitezza dell’animo, il disprezzo del denaro e della gloria, l’umiltà, l’amore per i poveri, le elemosine, la mancanza di irascibilità, e soprattutto l’amore per Cristo.’
Lo stesso sant’ Antonio paragona il cristiano pauroso con quello che possiede la speranza. Il primo è preda del demonio; il secondo ne è piuttosto il vincitore (c.42): ‘Se… ci troviamo pieni di viltà e turbamento, subito essi, come ladroni che trovano un luogo incustodito, attaccano. Se poi ci vedono timorosi e turbati, maggiormente accentuano il terrore nelle loro fantasie e minacce, ed in seguito a queste, l’anima infelice verrà punita.’ Santa Teresa d’Avila scrive in modo comparabile (Vita c.31): ‘… essi fanno prova del loro potere solo con le anime codarde, che si arrendono senza combattere.’
‘Se invece ci trovano lieti nel Signore’, continua sant’ Antonio, ‘e preoccupati solo dei beni futuri, volti solo al regno dei cieli e pensieri che tutto è nelle mani del Signore, e che i demòni nulla possono contro il cristiano, non hanno la minima facoltà contro qualcuno.’ Similmente san Giovanni Bosco dice: ‘Il demonio ha paura di anime allegre’.
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Bisogna ricordare che l’unico male vero è quello morale, il peccato; e il demonio non ha il potere di farci peccare che in collaborazione con noi, cioè con le nostre debolezze morali o psicologiche. Per quello, più perfetti siamo, meno potere ha su di noi. Dice santa Teresa, parlando degli oggetti delle concupiscenze (Vita c.25): ‘… se noi aborriamo tutte queste cose per Dio, ci abbracciamo alla Croce e cerchiamo di servire veramente il Signore, vedremo che il demonio fugge queste verità come noi la peste. Egli è l’amico della menzogne, anzi è la menzogna stessa. Non verrà a patti con chi cammina nella verità.’
2. Scoprire e palesare i disegni del demonio
Fratres: sobrii estote et vigilate, quia adversarius vester diabolus, tamquam leo rugiens , circuit quaerens quem devoret: cui resistete fortes in fide…(Fratelli, siate sobri e vigili, poiche il vostro avversario, il demonio, gira, cercando chi possa devorare: a cui resistete forti nella fede)
San Pietro ci ammonisce con queste parole di essere forti nella fede e di praticare le virtù (rappresentate dalla ‘sobrietà’); anche di essere vigili. Il motivo ne è che il demonio opera di nascosto, essendo un ingannatore. Ma se siamo vigili, possiamo scoprirne gli inganni e, scoprendoli e palesandoli, renderli inutili.
a) Scoprire i suoi disegni
Il demonio può facilmente operare dentro di noi con immagini, idee, sentimenti, e parole. Diamone due esempi di come agisce, nel primo esempio per suscitare l’amore, nel secondo per suscitare l’odio. Può facilmente evocare nella memoria l’immagine di qualche persona che ci è cara, e farlo ripetutamente, per suscitare un tipo di amore per quella persona che non ci convenga moralmente, ad esempio rispetto al nostro stato di vita (un caso ne esporremo nella prossima sezione). O può influire un senso di antipatia in noi ogni volta che il nome di un’altra determinata persona viene menzionata. In tutti e due esempi (e similmente con tutte le altre passioni) può presentare qualcosa di suo come qualcosa di nostro: come qualcosa anche di molto intimo a noi, che ci sembra dunque conforme all’ordine delle cose. Nel primo esempio si crea l’amore disordinato, nel secondo l’odio. Se scopriamo i suoi disegni, possiamo semplicemente non accettare di collaborare con questo suo giuoco, non prendendo sul serio l’immagine mentale o l’antipatia, e non appropriandocele.
b) Palesare i suoi disegni
Ciò che è di grande aiuto nel vincere il demonio è di palesarne i disegni. Per questo, è essenziale che ogni cattolico abbia un direttore spirituale per rivelargli tutte le sue tentazioni, eppure tutte le sue idee o i suoi desideri che sono di natura insolita ed anormale.
Diamone un esempio: un signore sposato concepisce un affetto forte per una donna che non è la sua moglie. (Possiamo immaginare questo affetto come conseguenza del processo che abbiamo delineato nel paragrafo sopra.) Quando la donna, dopo esser venuta trovare la copia a casa, sta per partire, lui insiste di accompagnarla alla macchina per poter salutarla in modo inappropriato per il suo stato di vita, cioe’ con passione. Sebbene sia un signore retto e buono, si sente spinto da questo desiderio che gli sembra pure conveniente e del tutto conforme all’ordine della cose ed all’affetto, anche nobile, che possa sentire per la donna, anche se non la saluterebbe così davanti alla sua moglie o altri famigliari.
Se lui prende coraggio a palesare questo desiderio al suo confessore, ne sarà forse subito liberato; altrimenti lo sarà per mezzo delle parole del confessore e dai propri sforzi in collaborazione con la grazia.
Sant’Antonio del deserto propone un altro modo per palesare le tentazioni del demonio (c.55), che è anche adatto agli eremiti, cioè di scrivere tutti i nostri peccati, moti dell’anima, e pensieri, come se dovessimo palesarli ad un altro. Questo porta ad un senso di vergogna ed al proponimento di non cedere a tali tentazioni per il futuro: Facendo così, superiamo il demonio ed il peccato.
3. Disprezzare il demonio
Il nostro atteggiamento verso il demonio dev’essere quello del disprezzo. Sant’ Antonio dice (c.42): ‘Se vogliamo disprezzare il Nemico, pensiamo sempre al regno dei cieli, e l’anima si rallegra nella speranza, guarderemo agli scherzi dei demòni, come si guarda il fumo, e li vedremo fuggire invece di inseguirci. Sono infatti essi… del tutto vili, poiché sempre in attesa del fuoco preparato per loro.’
Un altro motivo per disprezzarli è la loro impotenza. Per tentarci o attaccarci devono chiedere il permesso a Dio, come viene raccontato nella storia di Giobbe, e anche là il permesso non sarà dato oltre alle nostre forze. San Giovanni Cassiano ci ricorda (Col. VII 22) che gli spiriti maligni devono chiedere permesso pure per entrare in dei porci (Mt 8.31): il loro potere di entrare in un essere umano creato secondo l’immagine di Dio ne sarà ancora molto inferiore. Dice Santa Teresa d’Avila a riguardo: ‘vedo che non si possono muovere senza il permesso del Signore’. Anche quando ricevono il permesso di tentarci, lo fanno solo coll’inganno, presentando il falso come il vero ed il male come il bene, poiché, come abbiamo fatto notare sopra, non hanno nessuna propria forza per farci commettere il peccato.
Come li disprezziamo? Una volta che ci accorgiamo di ciò che ci tentano di fare, rigettiamo la tentazione, prendiamo coraggio, e resistiamo risolutamente. Ne diamo un esempio. Un demonio suggerisce ad un’anima sofferente che Dio Padre non l’ami, che l’abbia abbandonata, che Lui sia indifferente o persino un tiranno crudele. Questi suggerimenti li fa passare come pensieri proprii del soggetto. Questa sarebbe dunque una tentazione allo scoraggiamento, alla sfiducia verso Dio, ed alla disperazione. Il soggetto, quando capisce che questi pensieri vengono dal demonio, deve rigettarli e subito far ricorso a Dio con un atto di fiducia in Lui: ‘Gesù io confido in Voi!’, ‘Aiutatemi Gesù!’, ‘Deus in adiutorium meum intende!’
Il soggetto può anche affrontare il demonio direttamente, dicendo qualcosa come: ‘Tu chi sei? Via da me in nome di Gesù Cristo!’ Il demonio, che è debole e codardo, si allontanerà subito, gridando miseramente. Scrive santa Teresa a riguardo (c.31) che i veri cristiani devono ‘disprezzare questi spauracchi che il demonio mette lì per cercare di spaventarli. Sappiano che ogni volta che un’anima disprezza i demoni, essi si indeboliscono, mentre l’anima acquista dominio su loro.’
‘Piacesse a Sua Maestà che temessimo ciò che dobbiamo temere e che comprendessimo che ci può venire un danno maggiore da un solo peccato veniale che da tutto l’inferno unito assieme’ (Vita c.25). Non bisogna, dunque, avere paura del demonio. Infatti lui ha paura di noi in quanto battezzati e cresimati, e, se siamo sacerdoti, in quanto ordinati: ordinati anche al fine di scacciarlo.
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Aggiungiamo che se il demonio appare davanti a noi in persona, visibilmente o invisibilmente, nelle parole di santa Teresa d’Avila (Vita c.31): ‘… so per esperienza che per mettere in fuga i demòni in modo che non ritornino, non vi è cosa migliore dell’acqua benedetta. Essi fuggono anche innanzi alla Croce, ma subito ritornano. Ben grande deve essere la virtù dell’acqua benedetta!’ (Facciamo notare che ‘l’acqua benedetta’ a cui si riferisce santa Teresa, è quella esorcizzata, e i fedeli che la desiderano, ciò che è il loro diritto, devono specificare al sacerdote che sia esorcizzata – che non è da dare per scontato oggigiorno.)